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Gli uccelli della debolezza


Delle formidabili chiappe… Ecco come si presenta una venere preistorica. Non l’ho disegnato molto bene alla lavagna ma volevo semplicemente darvi un’idea. Era meno andromorfa. Ciò non vuole assolutamente dire quello che s’immaginano i paleontologi, non vuole affatto dire che le donne erano fatte così. Il rappresentante della rappresentazione era per loro qualcosa di diverso che per noi. Non consisteva in uno o due palloncini, e nemmeno nell’invocazione delle mammelle di Tiresia- volate via uccelli della mia debolezza… Per loro il rappresentante della rappresentazione era sicuramente fatto così. Questo vi dimostra che il rappresentante della rappresentazione può differire a seconda delle epoche. » J. Lacan, “Da un Altro all’altro”, Einaudi, Torino, 2019, p. 224  

Lacan disegna una venere preistorica per darcene un’impressione, ossia un’impronta che sfugge al ragionamento perché l’oggetto è irrappresentabile. All’alba della sublimazione: 243 tesori del paleolitico, ritrovati dalla Siberia, fino all’Atlantico, sembrano ridurre la donna alle sue attrattive. Chiamate Venere, per analogia con la dea, se ne sogna secondo i canoni della bellezza di un’epoca. Nominazione indice del sogno del paleontologo: Venere impudica per la prima scoperta, Venere di Lespugue, Venere di Moravany, Venere di Willendorf…La Dama di Brassempouy, fa eccezione perché questa rappresentazione realista del viso umano, la più antica, è senza bocca e senza corpo! Ma una volta volati gli uccelli della debolezza, come sapere se questa rappresentazione è uomo o donna?

Traduzione di Francesca Carmignani