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Un affare di scomparsa: L[i] se l’è filata[ii]

–“Come sarebbe? Completamente folli questi lacaniani! All’epoca del #MeToo, dei social, dei nuovi femminismi, dell’ortografia inclusiva, osare dire una cosa simile, è una provocazione! E il buon senso allora? Perché questo rientra nel senso, elle esistono, caro signore e cara signora, e voi pretendereste il contrario! Fate attenzione a ciò che dite…”

–“Cara e caro indignato/a, voi avete ragione di dirmi di fare attenzione a quello che dico.

–L’epoca ultraliberale degli uni-tutti-soli è l’epoca ultra-autoritaria della censura generalizzata. L’offesa incombe quasi ad ogni parola pronunciata. Ma siate attento(a) anche voi alla scrittura, perché è questo ciò di cui si tratta: di una lettera e di una barra su questa lettera. Il termine, il sostantivo, donna, non è barrato. La barra cade su L che è un articolo definito. Dunque le donne esistono, delle donne esistono, voi esistete come voi potrete, come noi possiamo sotto al terrore del buon senso attuale, del senso comune che, fedele alla sua funzione, è discorso di dominazione. La formulazione che vi indigna non appartiene proprio a nessun discorso di dominazione, perché appartiene al discorso della psicoanalisi

–“Lei aspirerebbe a un discorso differente!”

–“Nessun bisogno di aspirare, quando dite voi stessi che lo trovate incomprensibile. Anche su questo non posso che darvi ragione. Perché si tratta precisamente di lasciar cadere questo senso che ingombra e che è causa d’indignazione.

–“Allora perché questa barra alla fine?”

–“Per cominciare, poniamo che la psicoanalisi di orientamento lacaniano parte dal constatare che i corpi degli esseri umani sono parlanti. Non si tratta di anatomia o di genetica. Il campo epistemico della psicoanalisi si limita a quello del linguaggio, della parola, de lalingua e del discorso. I nostri strumenti di lavoro sono le parole e i suoni. Da questo punto di vista le donne sono degli uomini come gli altri. Si organizzano nella categoria dei parlessere. Il linguaggio e il discorso, che è la sua messa in opera nel legame sociale, il sistema significante dunque, funziona secondo un codice binario: S1-S2, il giorno/ la notte, salire/scendere, unire/separare o ancora il corpo/l’anima, la vita/la morte ed evidentemente l’uomo/la donna. Queste opposizioni possono mettere in gioco un legame di complementarietà.  Tra l’uomo e la donna, l’interpretazione che s’impone, a scapito di ogni realtà, è che essi si complementino. Si dà il caso in quanto sono dei significanti. Questo produce una mancanza grazie alla sostituzione, una mancanza ad essere che si scrive S barrato. Ma dal punto di vista della differenziazione sessuale, è un fallimento. Nel 1971-72[1] Lacan dice “è perfettamente chiaro che non c’è modo di ripartire due serie qualsiasi – dico qualsiasi – con attributi che formino una serie maschile da una parte, e, dall’altra, la serie femminile”[2]. Abbiamo dunque assistito a degli sforzi che hanno utilizzato l’opposizione attivo/passivo per situare questa differenza nel sociale e nel sessuale- Lacan evidenzia così lo scacco di questo tentativo, arrivando fino ad affermare “anche nella vita normale, anche a caccia, “l’uomo dà prova di quel che ha di meglio, ossia l’essere passivo […] Vale anche per la pesca, e insomma per tutto ciò per cui l’uomo è donna”[3].

Nel campo dei significanti e della complementarietà, non c’è dunque alcun mezzo di saturare la differenza sessuale. Si resta in effetti nell’impero dell’universale, garantito da un’eccezione impossibile.  Se l’universale vale per tutti i soggetti parlanti, non coglie la differenza. Il passo di più è di seguire, non il filo delle identificazioni, ma quello del godimento.

La soluzione consiste nell’introdurre una nuova variabile, la variabile “supplementare”.

Il femminile viene non ad opporsi al maschile, ma talvolta in un modo aleatorio, a supplementarlo. Lacan nomina questa variabile non-tutto. La differenza non è la conseguenza di un’eccezione unica e l’universale crolla. La barra sul La, scrive questo. È una mancanza che viene a raddoppiare, côté femminile la mancanza ad essere che caratterizza ogni essere parlante. La mancanza al quadrato. Ma resta un posto, così come lo enuncia Jacques-Alain Miller “La donna non esiste, ossia L barrato, non significa che il luogo della donna non esiste, ma che questo luogo è essenzialmente vuoto. Che questo luogo resti vuoto non impedisce che vi si possa incontrare qualcosa”[4]

In effetti questa barra su L scrive l’esistenza di un godimento altro, un godimento della cancellazione che tocca l’immagine, il nome e l’Uno. Cernere questo godimento femminile che nega l’universale, è la scommessa della ricerca analitica. E, dice Lacan, nel seminario Ancora, liberi i cosiddetti uomini di entrarci. Certi ne hanno già testimoniato, altri lo faranno. Ma attenzione non trasformiamo il non tutto in parola d’ordine o in speranza, scomparirebbe immediatamente! Il silenzio anche, va bene.”

Traduzione di Francesca Carmignani


 

[i] Equivoco omofonico francese intraducibile in italiano tra L, la lettera elle, ed elle (lei) (N.d.T.).

[ii] Equivoco che sfrutta la plurisignificazione del verbo se barrer, traducibile con barrarsi e filarsela (N.d.T.)


[1] Cfr. J. Lacan, Il Seminario. Libro XIX, … O peggio, Einaudi, Torino, 2020.

[2] Op. cit. p. 183.

[3] Op. cit. p.183-184.

[4] J.-A. Miller, “Dei sembianti nella relazione tra i sessi” in La Psicoanalisi n.45, Astrolabio, Roma, 2009, p.13.