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Non-tutto

Freud si fa insegnare dall’isterica, Lacan dalle donne (Lacan dixit). Diremmo piuttosto dal silenzio delle donne? In effetti, Freud si è fatto portare sulla soglia e così, nella cartografia del reale freudiano, prende cittadinanza il Continente Nero.  Egli stesso prova la portata di questo enigma senza Champollion: il rifiuto al femminile è lo scoglio dove incagliano le analisi. 

 Lacan ne farà la porta di accesso. Tornerà al primato fallico come enunciato universale per trovare che il mistero del godimento delle donne parte da una dissimmetrizzazione radicale, assoluta. L’uso che fa Aristotele del termine greco tout sarà la via che Lacan adotta per evidenziare, nel passaggio alla sua negazione pas-tout una ambiguità che, sia il latino che l’italiano permettono di avvertire.  Nel versante maschile il pas-tout si traduce con ogni non-ogni mentre nel versante femminile deve essere tradotto tutta e non-tutta[1]

Il pas-tout lacaniano solleva l’esigenza logica del non-tutta e lo sforzo di traduzione posto

dalla sua radicale estraneità al senso. Il godimento così concepito concerne a una differenza
inedita e assoluta.


[1] J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’UNO-TUTTO-SOLO, Casa Editrice Astrolabio, Roma 2018, p.74. (lezione del 2 marzo 2011)